Attrarre all’incontro

Attrarre all’incontro
Il Padre desidera più di quanto desideriamo noi, di abbracciarci definitivamente. Mentre noi desideriamo di arrivarci il più tardi possibile e davanti alla morte mostriamo le corna o (molto intelligentemente… perché noi siamo stupidi sì, ma intelligentemente!) incrociamo le dita al solo pronunciare la morte, il Padre attende che compiamo il nostro incarico affidatoci, per averci con sé.
Gesù, nostro caro fratello e modello, ebbe la tentazione di procrastinare il suo incontro con il Padre, dopo aver completato la sua missione (“passi da me questo calice”: Gesù tentato!), poi si ricordò della bellezza del suo approdo nel Padre (“non la mia, ma la tua volontà”: Gesù placato).
Il desiderio del Padre, una volta sbarcati in lui, non sopporta le remore (quelle che noi diciamo purgatorio), ma abbraccia subito il figlio, che prima errava di qua e di là su questa povera e bella terra.
Per abbracciarci il Padre non esige che compiamo opere eroiche (come il cosiddetto [?!] eroismo dei santi celebrati). Desidera solo che noi viviamo la nostra modesta esistenza credendo “in Lui e in Colui che ha mandato”. La cifra del cristiano non è l’eroismo delle virtù umane, ma la semplicità dell’abbandono, ossia la fede. Paolo: non molti grandi e sapienti, ma coloro che non valgono, che sono un nulla. La gioia di essere nulla, per trovarci tutto in Dio.
Evidentemente non riceveremo nessun premio Nobel… neppure quello dell’umiltà, che non esiste. In compenso udremo, quasi meravigliati, una dolcissima voce, che ci dirà nel sorriso: “Entra nella gioia del tuo Signore!”.
06.12.15