Sperare

Sperare
Nell’esistenza di ognuno e del cosmo, tutto si avvia a un tramonto inevitabile. Però una sola realtà non tramonta, ma si avvia alla pienezza: la speranza. Per i nostri nonni romani (nonni per quel poco di sangue loro, che ancora palpita nelle nostre vene meticce) la dea finale (ultima dea) era la speranza: ultima, cioè prodromo della fine. Per noi cristiani è, ferma e lucente, la speranza della risurrezione.
Tutto è destinato a ripetere la realtà di colui, che sostiene il mondo, Gesù, il nostro Gesù. Gesù non è staccato da nessuna di quelle realtà, umane e cosmiche, che sono realizzate grazie al Verbo, che sostiene il mondo. Questo Gesù è morto ed è risorto, segnando e anticipando il destino universale. Tutto converge verso una risurrezione universale.
La nostra vita è segnata da morte e risurrezione, da caduta e ripresa. Viviamo per la risurrezione, un po’ in dissenso con il filosofo che si era accorto che si vive per la morte, e che non riusciva a gettar l’occhio un po’ oltre.
La vita è sostenuta dalla tensione alla risurrezione, ed è materiata di speranza, di tensione dinamica dello sperare cristiano, che è alimentato e sostenuto da quella fede che ci assicura di quanto Dio ci vuole bene. Tutta la vita è alimentata dallo sperare senza stancarsi. La speranza infatti, come la fede, cesserà il proprio compito, quando si arriverà sull’ultima soglia, varcata la quale, la speranza e la fede cesseranno per lasciare l’uomo nel dominio della carità.
24.11.16