Il grido dei farisei

Il grido dei farisei
Si elevano alte grida contro il femminicidio. Grida elevate da solisti, anche importanti (Grasso, Mattarella, Boldrini, le tre cariche più importanti dello Stato) o anche da cori (associazioni, giornali…).
Finito di gridare, cosa perfino naturale e logica, ecco richiedere l’intervento delle leggi, della polizia, degli apparati.
Quando si realizza un morbo, si attivano due specie di medicine: combattere i sintomi della malattia e, se è possibile, individuare le cause, oppure rinforzare l’organismo per prepararlo a non ricadere.
Allora, prima di provvedere agli anticorpi (“anti” ossia lotta contro i sintomi) è necessario individuare le cause e, soprattutto, il “terreno” esposto alla malattia.
Esiste un terreno favorevole ai femminicidi? Un terreno sociale e individuale. Ossia una etica collettiva, e una morale personale. Ogni delitto, furto o omicidio, è favorito dal calo dell’etica e della morale.
Il parlamento italiano, nella sua alta moralità nel combattere l’avversario nello scoprire le sue pecche e poi cantarle al popolo, è in grado di essere un ente etico e morale? Le leggi devono appoggiarsi alla eticità e alla moralità.
I delitti sono deviazioni delle coscienze. Possono le leggi statali incrementare le coscienze nel loro compito etico? È aumento di moralità la permissività all’aborto, al divorzio, all’omeo, ad altro?
C’era una volta il Vangelo, che rinforzava la moralità. Ma, per amore del cielo, non parliamo di Vangelo a uno stato consacrato alla laicità! Quanto fariseismo!
04.08.16