Vangelo e obbedienza

Vangelo e obbedienza
Per rinnovare correttamente è necessario ritornare alle fonti. Questo vale per il Vangelo, nel liberarlo dagli orpelli accumulati nella storia, e per il francescanesimo.
Certamente l’Inquisizione e le Crociate sono eventi che hanno rivestito di orpelli il Vangelo. Ricordo che le Crociate erano bandite in nome di Dio, e sotto questo aspetto nulla hanno da invidiare ai terroristi islamici che ammazzano gridando: “Allah è grande!”.
Il Francescanesimo, quando si è richiamato alle origini, quasi sempre, anche nelle sue numerose riforme, ha suscitato un “estratto” dalle situazioni iniziali, non ponendo i testi scritti nel contesto culturale dentro il quale furono scritti, e capendoli nel loro contesto, per poi adeguarli a un diverso contesto, nel quale non possono meramente essere trapiantati, per non seccare ed essere inutilizzati se non addirittura essere deformati.
L’esegesi attenta del Vangelo ricolloca i testi nel loro ambiente culturale, affinché siano vivi anche oggi.
Sto pensando, per esempio, all’obbedienza indicata nella Regola di S. Francesco. Tutti i superiori e i gerarchi esaltano l’obbedienza imposta per loro, e a loro vantaggio; come avviene in tutti i regimi totalitari (non per niente nei vecchi testi di diritto pubblico ecclesiastico si notava che l’organizzazione della chiesa corrispondeva a un regime totalitario).
Nella Regola la prospettiva è diversa: “Vivere il Vangelo,… nell’obbedienza”. Qui l’obbedienza è posta in relazione non con la struttura, ma con il Vangelo. Quanto più si conosce il Vangelo, tanto più si può capire l’obbedienza.
27.03.17