Tutta la vita di Gesù 2

Tutta la vita di Gesù 2
“Ecco l’agnello di Dio”: esclama il Battista nel vedere Gesù. A parte le spiegazioni sul termine greco “Amnos”, che lasciamo ai filologi, il Battista non aveva ancora scoperto il totale mistero di Gesù. Addirittura verso la fine della vita, il Battista manda i suoi scolari perché si informino se Gesù è “quello che deve venire”.
Giustamente il Battista utilizza la mentalità corrente di allora per designare Gesù, indicandolo come “Agnello che solleva il peccato del mondo”. Forse è da notare che l’Agnello “solleva”, e non viene caricato del peccato e abbandonato alla morte nel deserto: solleva solamente.
Battista intravvede, ma non riesce a definire tutto il “mistero” di Gesù, pur essendo convinto che “lui deve crescere, e io scomparire”. Quindi le parole su Gesù, in questo contesto, sono un’intuizione, non una definizione. E chi sa “definire” Gesù, che, in quanto Dio, non può essere definito? È risaputo che le nostre intuizioni sono piuttosto una proiezione delle nostre idee e dei nostri sentimenti, che non un riconoscimento preciso di un oggetto.
Non è sviante l’accostamento con l’agnello dell’Antico Testamento; però è un tentativo di esprimere un’idea con i mezzi linguistici della cultura nella quale si trova chi pronuncia le frasi ricordate.
Il nucleo è sempre quello: Gesù che salva. E di questo nucleo ciascuno vede una sfaccettatura diversa. Certamente dopo la “lezione vitale” di Gesù, noi sappiamo che è l’amore del Padre che salva. Il Padre ha tanto amato il mondo da donare il suo Figlio. Dono di Dio in tutto lo spessore di Gesù. Dono completo. A questo dono, nell’uomo non si può rispondere solamente con l’accettazione passiva, ma con un dono a lui di tutta la nostra esistenza.
22.03.17