Luce e tenebre

Luce e tenebre
Il mio desiderio, quando prendo contatto con i presenti dopo la proclamazione del Vangelo, è quella di parlare, non di predicare. Dire il cuore, non le idee, per quanto scelte.
Il Vangelo (di Marco, oggi) ci presenta Gesù trasfigurato, splendente, immerso oltre il tempo, il quale parla con Elia e con Mosè. Pietro ne è colpito, entusiasmato: è stato trasformato nella stessa contemplazione. Egli desidera fissare per sempre quei momenti. Un Gesù che ti travolge di bellezza.
Poi Gesù, nello scendere dal monte, parla della propria passione, della propria umiliazione.
È la seconda faccia della sua esistenza. Gloria e ignominia. Cile il nostro vivere nella commozione della gioia nel saperci veri figli di Dio, e nella commozione sofferta nel dover affrontare le sofferenze del nostro vivere, e i dolori che altri ci gettano addosso.
Il cuore di Gesù passa dal tripudio alla sofferenza, come avviene per il nostro povero cuore. Però come il Padre accompagna Gesù nella trasfigurazione e nel Calvario, così ci accompagna quando il nostro cuore si dilata nella gioia della contemplazione, o si restringe nella compressione del dolore.
La nostra sicurezza e la nostra confidenza è sempre nel sentirci nel cuore del Padre. È bello lo stare qui con lui, che illumina la nostra vita, e con lui che, nelle difficoltà, illumina la nostra strada.
Gesù conosce la luce e conosce le tenebre, e proprio in questa sua capacità di assorbire in sé luce e tenebre, è per noi amico e appoggio. Lui sa che cosa è la gioia e che cosa è il dolore. Lui sa il suo dolore e la sua gioia, perciò può condividere la nostra gioia e il nostro dolore. Fidarci di lui, viverlo vicino e immerso nella nostra vita, lui che si immerge in noi nell’Eucarestia, e in noi rivive trasfigurazione e passione. Lui mandato dal Padre dentro la nostra umanità. 18.02.2016