Gesù è nostro: affidiamoci

Gesù è nostro: affidiamoci
Gesù è affidabile, perché è garantito. Lui afferma che è garantito dal Padre ed è garantito da se stesso.
Dal Padre, perché chi vede Gesù vede il Padre.
Da se stesso, sia perché profeta e voce del Padre, sia perché garantiscono per lui “le opere che io compio”. Fidatevi sempre, fidatevi delle opere, se non vi fidate della mia testimonianza.
Gesù esige la fiducia, ossia la fede. Tuttavia, quando si entra nella sua cerchia, tramite la fede, Gesù richiede un’altra fiducia, quella più personale: Pietro, tu mi ami? L’amore è più della rassicurazione, è l’atmosfera dell’abbandono, della confidenza, che sgorga spontaneamente dalla fiducia. Mi confido, proprio perché mi fido: del mio amico, del mio confratello, del mio medico, del mio psicologo. Mi confido nell’esaltazione e nella depressione, nei successi e negli insuccessi.
La confidenza, per attuarsi, richiede parità. Quella parità che non è facilitata dall’ansia.
La Scrittura ci indica la vera parità: gioire con chi gioisce, piangere con chi piange. Purtroppo è più facile trovare, quando piangiamo, chi con noi piange. Il consolare gli afflitti, è ben diverso del piangere con chi piange. Il consolare si situa su due piani: il superiore è occupato da chi consola, l’inferiore da chi è consolato: uno largisce, l’altro riceve. Il piangere con chi piange, unisce i due sullo stesso piano.
Perfino Gesù, per piangere con chi piange, il Padre lo ha fatto “peccato” con noi, come dice S. Paolo. È un vero piangere con chi piange, accogliere l’esperienza del peccato con chi pecca. Poi può venire – e viene spontaneamente – l’aiuto, la consolazione, l’esortazione, e ogni azione e ogni sentimento, che fa sgorgare dal cuore, l’umanità, irrorata di Spirito Santo.
02.06.17