Dio, l’ignoto

Dio, l’ignoto
Da sempre l’ignoto genera timore e curiosità. Scoprire l’ignoto per rassicurarsi alimenta, sotto diversi e complementari aspetti, le religioni e la scienza. Quelle si affidano alla fantasia, questa al metodo sperimentale. La fantasia veleggia dove e come vuole, anche la scienza vaga, nel corso dei secoli, tra un metodo e l’altro. A questo proposito è sufficiente confrontare la ricerca di Aristotele e della scolastica (per tacere su Don Ferrante) e la moderna astrofisica.
L’ignoto più ignoto di tutti è Dio, il mistero per eccellenza. Oggetto di timore (timor fecit deos) e di desiderio. È ignoto e rimarrà ignoto. Dio nessuno l’ha mai visto, ripete Giovanni nel primo capitolo del suo Vangelo. Eppure Dio è un ignoto, che attira.
Questo attraimento è da sempre e presso ogni cultura. Da esso dipendono le molte forme religiose. Presso di esse vige il bisogno di attribuire una faccia a questo ignoto, e quindi nasce l’idolatria. Purtroppo la faccia ignota di Dio diventa mitologia, o ricorso alle forze non razionali della natura: fenomeni atmosferici, animali, piante, ecc.
L’idolatria è un commovente sforzo di trovare la faccia di Dio. Forse perché l’idolatria è una ingenua ricerca di definire quella che anche papa Giovanni ricordava come “rivelazione primitiva”. L’idolatria, nelle sue molteplici espressioni, non necessariamente va demonizzata, non si oppone alla rivelazione, ma va rispettata nel suo sforzo di conoscere Dio.
Ma noi, guidati da Gesù, siamo graziati, perché per noi il Dio ignoto é Padre. Un nome che ci esalta.
16.01.18

Ideologia e pastorale

Ideologia e pastorale
Nella chiesa cattolica (e in altre chiese) prevale l’ideologia o la pastorale? La dettatura dall’alto, oppure la risposta alle necessità della gente?
Nella Chiesa, come in politica, dove ogni partito presenta un suo programma e anche i prelievi demoscopici sono attuati a servizio dei potenti e poche volte a servizio della gente e, soprattutto, dei poveri. Si bada al consenso a una proposta, più o meno astratta, piuttosto che a un bisogno reale, soprattutto di quelle fasce di popolazione che non hanno voce. Così anche la statistica diventa ideologia.
Questo avviene nella chiesa. Mi ha sempre urtato il modo di procedere. Si prende un guardiano religioso dal convento uno, lo si fa cadere nel convento due, come il re travicello. Si prende un monsignore da Roma e lo si colloca in una diocesi del Veneto o della Lombardia.
Se il guardiano (o vescovo) in parola per prima cosa annuncia il suo programma, senza prima avere l’odore delle pecore, come dice papa Francesco, questa è pura ideologia, forse ideologia forbita, ma non pastorale. Ricordo un mio vecchio confratello, ora in Paradiso, che indicava al superiore di recente nomina e di recente ingresso in una comunità: “Prima di prendere le tue decisioni, lascia passare un anno liturgico!”. Ossia prima calati nella realtà che non conosci, vedi ciò che desidera e di cui ha bisogno la gente, e poi muoviti. Nessun guardiano, nessun parroco, nessun vescovo sono il Messia, ma tutt’al più il Giovanni Battista!
14.01.18