Gesù porta il cielo in terra

Gesù porta il cielo in terra
Sappiamo che Gesù segna molte differenze e novità. I vecchi profeti e anche Giovanni Batteista, parlavano di un regno di Dio, potente eppure futuro. Gesù mostra un regno di Dio presente. Anche quel “venga il tuo Regno” che noi pronunciamo, non è un desiderio per il futuro, ma l’espressione di un’accettazione di una realtà presente.
Il Regno di Dio è un modo per designare la regalità di Dio, la sua potenza, il suo dominio universale. Il Regno di Dio, ossia Iddio Re è qui con noi.
Troppi uomini lo respingono o non se curano. Perché Dio, l’Onnipotente, non li fulmina? Proprio per l’intrinseca qualità di tale Regno e per la sua onnipotenza. Questa è destinata a trasmettere vita, non a estinguerla. La nostra fantasia, più o meno dantesca, per unificare la vita con la “giusta” punizione immagina un inferno, dove si vive ancora, ma puniti.
Insomma l’uomo non può svestirsi della vita, perché la gloria di Dio è l’uomo vivente. E l’uomo è vivente, perché “viene il tuo regno”. La presenza costante e permanente della vita, di questa vita che ora alimenta la mia mente e il mio braccio, mi pone la domanda di “come vivere la vita, affinché rimanga viva”. Gesù non spegne lo stoppino, sebbene questo produca più fumo che luce, se rimane innestato nella candela.
Gesù nel presente produce la salvezza, ossia attua il Regno di Dio, perciò il valorizzare il presente, quand’anche penoso, è vivere il Regno di Dio.
23.03.18