Chi sono?

Chi sono
Leggo certi cartelloni, i quali propongono delle domande, che dovrebbero aiutare a “fare l’esame di coscienza” prima di inginocchiarsi in confessionale. Hai fatto, commesso, tralasciato, perpetrato, ecc.
Eppure l’unico radicale esame di coscienza è questo: “Sei cristiano?”. Sei luce del mondo, sale della terra? Altrimenti se non sei sale, sarai calpestato dalla gente.
Sono cristiano, sale, luce? Sono davvero figlio del Padre, fratello viscerale di Gesù? Insomma: sono ciò che sono, o che dovrei essere?
L’esame di coscienza può essere condotto anche su ciò che commetto o che tralascio, ma fino a che non è condotto su ciò che sono, non raggiunge la radice esistenziale.
Il credente era sempre dichiarato santo nelle lettere dell’Apostolo. Quindi la domanda: sono santo? Non “faccio il santo”, ma “sono santo”. Non si tratta della santità descritta dai fumetti (talvolta certe agiografie sono fumetti, espressi con serietà). Si tratta della sicurezza di essere e di vivere come ciò che siamo, figli di Dio.
Vivere con gioia la nostra figliolanza a Dio, affinché vedano l’opera buona, espressa dall’essere credente, e glorifichino il Padre.
Perciò il nostro esame di coscienza preferisce all’”Hai fatto”, il “Sei stato” o meglio: “Sei”.
È arduo per me? Sì, se credo di farmi da solo figlio di Dio. Non è arduo, se è continua la nostra unione con lo stesso Spirito di Dio, diffuso nei nostri cuori.
Sono figlio? Mi rammento di essere figlio? Gioisco di essere figlio di Dio?
27.03.18