Convertirci alla gioia

Convertirci alla gioia
Non ho incontrato delle persone, le quali mi recavano una bella notizia, che non me l’avessero comunicata senza sorridere.
Il sorriso è l’atteggiamento più consono a chi sa di fare un piacere.
Poi assisto all’annuncio della più bella notizia di sempre, recata da persone con il muso lungo, con voce monotona, quasi con il dispetto di essere costrette ad annunciare. È triste, perché la più bella notizia del mondo è quella che Gesù è risorto e che ci vuol tutti felici e salvi. Non per nulla quella bella notizia già da sempre si chiama “Vangelo”, ossia buona (greco: eu) notizia (greco: anghelion).
Quanto io stesso ho sprecato il tempo dell’annuncio della gioia, entrando più nelle elucubrazioni teologiche, che non nel calore di una gioia totale! Però i limiti ci avvolgono e, mentre cerchiamo di toglierci dalla prigionia della tristezza, dobbiamo implorare la gioia, quella gioia di Dio, che diviene contagiosa.
Il Vangelo è spesso posto in relazione con il peccato, con l’impegno, con la pietà, ecc. Difficilmente si trova trattato in relazione alla gioia. Eppure il suo nome stesso richiama subito la gioia.
Ricordo che un anno passato, indicavo come sforzo di “penitenza quaresimale” quello di “convertirci alla gioia”. Non una gioia facile, che si esaurisce in una risata all’ascolto di una gag, ma la gioia che penetra il cuore, il quale s’accende di serenità riconoscente per quel dono impensabile di Dio, che è Gesù.
Ogni giorno ci assale la tentazione della tristezza, soprattutto nei momenti critici della nostra esistenza; ogni giorno è tempo di rinnovare la conversione alla gioia.
20.06.17