Parola di Dio libera

Parola di Dio libera
La Parola di Dio non è incatenata (2 Tm 2, 9). Essa può (e deve) essere detta sempre, anche quando si è in prigione (come era Paolo, quando scrisse la frase sopra riportata), o quando le circostanze naturali o imposte dagli uomini, pretendono di privarci delle occasioni, in cui è facilitata la possibilità di parlare di Dio e di Gesù. Gli uomini, anche il clero (come era per S. Paolo e non per lui soltanto), non possono chiudere la bocca al profeta, se non uccidendolo, come si legge nella Bibbia.
Quando la comunità dei credenti si raduna, lo fa per ricevere la Parola e il Corpo di Cristo.
Ci sono anche almeno due modi per “sprangare” le porte del cuore nostro davanti alla Parola: tenerla lontano da noi, oppure comprimerla in noi, affinché non esca.
Il sospingerla fuori di noi, comincia dal disinteressarsene, in qualsiasi modo. Quante volte abbiamo udito una parola di Dio, che ci ha comunque incuriositi, l’abbiamo lasciata scorrere via, perché stimata poco importante! L’altro modo di sprangarci davanti alla parola di Dio, è quella di rifiutarla o di dimenticarla, perché troppo molesta per i nostri comodi.
Spesso inoltre abbiamo sprangato dentro di noi la parola di Dio, quando sentivamo dentro di noi quella “vocina” che ci avvertiva: “Non farlo, non pensarlo, perché così Dio non vuole”. O anche quando davanti a una nostra scelta, abbiamo trascurato di chiederci: “Secondo il Vangelo, che cosa devo scegliere?”. Anche trascurando il Vangelo, nelle nostre scelte, usiamo un modo, un po’ subdolo, di mantenere incatenata la Parola di dio.
03.03.18