Fratelli, coltelli

Fratelli, coltelli
Geremia (20, 10): “Tutti i miei amici spiavano (aspettavano) la mia caduta”. Si parla di “amici”, che aspettavano la caduta, probabilmente, se sono amici, per soccorrerlo. Ebbene no! Leggiamo avanti: “Forse si lascerà trarre in inganno, così noi prevarremo su di lui, ci prenderemo la nostra vendetta!”.
Forse il termine “amici” sta per “conoscenti”. Ma anche in questo caso, è chiara l’attesa per la sconfitta.
Però esistono falsi amici, e nel Nuovo Testamento si ricordano i falsi fratelli. Fratelli che hanno accolto Gesù, ma non tutto di Gesù, quale è il suo corpo ancora presente nella storia, in diversi modi.
Perché gli amici scrutano la caduta? I familiari attendono la morte per godere l’eredità. Addirittura non è raro leggere di qualche figlio che uccide il genitore con l’intento di arricchirsi. Quando si gode per la caduta del conoscente, lo si fa o per liberarsi di un giudice severo, più severo ancora se tace, oppure per subentrare nella sua opera già ben avviata, o anche per distruggere la sua opera, che riscuote molti consensi.
È il caso di Gesù. La gente gli va dietro e abbandona il clero. I sommi sacerdoti (quasi i prelati di allora) lo combattono e decretano la sua morte. I motivi sciocchi: “Vengono i Romani a opprimerci!”. Per escludere, rabbiosamente, una persona, ogni scusa sembra plausibile, mentre essa è semplicemente miserevole. Questo è il vizio, che talvolta almeno, stimola i prelati a combattere un suddito, che si fa amare più di loro: grande colpa! Oppure i confratelli osteggiano uno di loro!
24.03.18