Dio fedele
La sicurezza della nostra fede, si basa sulla “fedeltà” di Dio. Dio fedele a sé e alle sue promesse, è una verità ribadita nei salmi, e nelle parole di Gesù e della Chiesa, primitiva e permanente nel tempo.
Sicurezza nella fedeltà.
Anche la teodicea e la filosofia, se si interessano di Dio, giungono a dichiarare la “permanenza” di Dio, nello scoprire in lui il “primo motore immobile”. È un commovente tentativo di definire Dio, l’infinito. Tentativo che richiama il tentativo di cogliere Dio, attraverso i novantanove nomi dell’Islam.
Sono tentativi di cogliere l’essenza di Dio, che sfugge a ogni limite, anche a quello delle “definizioni”. L’uomo che si sforza di alzarsi a Dio, per captarlo, per catturarlo.
Di fronte al Dio della speculazione umana, si pone il vero Dio, che nella storia si presenta “fedele”. Fedele a sé, alle sue promesse, al suo amore.
Una delle promesse, cui Dio è rimasto fedele, è quella “impossibile” della Risurrezione di Gesù. È promessa che completa e sublima la promessa di Dio nel liberare il “suo” popolo dalla schiavitù nell’Egitto.
Nei nostri momenti (o periodi) di dubbio, di tristezza, di impotenza, ci regge la certezza che Dio è fedele, non ritira il suo amore, la sua fedeltà, il suo sostegno, sebbene nascosto. Può cessare il nostro fervore, può incrinarsi la nostra costanza, possono svanire i nostri propositi, ma Lui, il Padre, è fedele!
16.04.18
Monthly Archives: Agosto 2018
Fede che salva
Fede che salva 33
La tua fede ti ha guarito. Ho udito tale frase, desunta dal Vangelo, per indicare non la fede cristiana, ma la credenza personale o addirittura l’illusione fantastica di qualcosa che dovrebbe avvenire, come, per esempio, una guarigione.
Gesù parla della vera fede cristiana, una fede che è interpersonale. Io credo che la tua (in Gesù) fede possa far questo. È fiducia nella persona di Gesù, che ha il potere di operare cose divine.
La declassazione della fede a mera credenza, non produce il frutto divino. L’assertività non è fede, ma semplice autoconvincimento, che potrebbe introdurre nell’illusione. Che l’indirizzare il proprio cervello verso un oggetto, può produrre effetti (gli effetti della cosiddetta “mente felice”) è assodato nella pratica. Però questa non è fede di per sé. Può entrare nella regione della fede, se è accompagnata dalla fiducia in Gesù che salva, oppure che può salvare anche servendosi della dinamica del cervello felice.
La fede essenzialmente è fidarsi di Dio. Quel Dio, che può operare anche attivando le possibilità e le facoltà da lui stesso create. Ma questo è compito e facoltà di Dio.
La fede in Dio, in Gesù, che porta a salvezza, se salvezza cerchiamo anche attraverso i sacramenti, produce sempre l’effetto desiderato. Essa rientra in quel consolante “chiedete e riceverete”. Perché in questa situazione è il chiedere lo “Spirito”… posto da sempre a nostra disposizione.
L’oggetto della fede cristiana non è un cercare un oggetto vagante, da infilzare per catturarlo, ma è la stessa persona di Dio, di Gesù.
03.04.18
Sì = Spirito Santo
Sì = Spirito Santo
Quando Gesù, secondo quanto ci riferisce Giovanni, quando Gesù parla di peccato, lo specifica: “Non si sono fidati di me!”. “Non hanno creduto a me”. Il peccato è sì una azione perversa, ma si radica sul non fidarsi di Gesù. Il fidarsi di Gesù è molto semplice, consiste nel rimanere con lui. Abbandonare Gesù corrisponde al non fidarsi di lui, delle sue promesse e delle sue direttive. Direttive che ci indicano il vero itinerario nella vita per essere avviati nell’eterno. Di fatto Gesù è la via.
Restare con Gesù, anche quando il rimanere con lui, fedeli e fiduciosi, può esigere qualche sforzo. Il rimanere con lui è sicurezza, è luce pari alla luce, che è lo Spirito Santo.
Nel Vangelo di Giovanni troviamo una incongruenza stilistica: un futuro che è continuato da un presente: questo nella medesima frase. Vediamo.
“Quando egli [lo Spirito] verrà, egli testimonierà di me, e voi inoltre testimoniate, poiché siete con me fin dall’inizio” (Gv 15, 26-27).
Quindi gli apostoli, durante la loro permanenza con Gesù, operano già come, dopo la morte di Gesù, opererà lo Spirito che lui manderà.
Il semplice essere rimasti con Gesù, è paragonabile all’azione dello Spirito Santo. Si capisce allora la sofferenza di Gesù, quando fu abbandonato da Giuda, o anche abbandonato dagli apostoli (“questa notte mi lascerete solo”). Assenza di “testimonianza”, che si mostrerà patente nel rinnegamento di Pietro.
Ci dicono: “Tu vai ancora in chiesa?”, con un certo sorriso di compassione. “Ebbene, sì” è la risposta. Quel “sì” è pari all’opera dello Spirito Santo.
19.05.18