Comunque Gesù guarisce

Comunque Gesù guarisce
Nei Vangeli troviamo due episodi, che si possono raffrontare tra di loro: Giairo e il centurione. Due padri angustiati per la grave malattia del “pais” (centurione) e della “thugater” (Giairo). Il “servo” e la “figlia”. Due giovani in pericolo, e due “padri” in ansia e in cerca del guaritore.
I due danno per scontato che Gesù può guarire.
Gesù vuol recarsi sul posto. “Verrò e lo guarirò”: dice Gesù al centurione. “Gesù alzatosi lo seguì”: si dice di Gesù, che accompagna Giairo.
Ma ecco la differenza tra i due richiedenti: il centurione trattiene Gesù dal recarsi a casa sua: “Non sono degno”. Giairo lo accompagna.
Gesù si adatta. Però la differenza tra le due fedi è chiara: “Poni la tua mano su di lei”: chiede Giairo. “Comanda soltanto con la parola”: lo prega il pagano.
Fede nell’intervento “in loco”: Giairo. Fede nella potenza autorevole e autoritaria nella parola: centurione.
Gesù sa di dover compiere il bene, eppure loda la fede “a distanza” del centurione.
Nell’episodio di Giairo, si nota una terza fede, quella della donna tormentata da perdita di sangue. Lei non si mostra, non chiede né invita, ma agisce di nascosto: quasi una fede “furtiva”. Non chiede, ma “pensa fra di sé”. Ella ruba di nascosto la guarigione. Gesù se ne accorge, e allora la fede furtiva diventa patente: “Coraggio! La tua fede ti ha salvata”. È bella l’esortazione al coraggio, perché la donna era tremebonda per il gesto furtivo da lei compiuto. A Gesù si può strappare grazia, se vige la fede
02.07.18