Gesù e gli stranieri

Gesù e gli stranieri
Accoglienza sì, accoglienza no. Vescovo o Salvini?
A parte la rozzezza delle frasi a favore del sì o del no, credo che sia necessario che le affermazioni siano sempre accompagnate dai perché e dai come. Per quali motivi si affermano. Soprattutto come realizzare per rispettare la dignità dell’accogliente e dell’accolto, o del rifiutante e del respinto.
Comunque si tratta di uomini, di persone, sia in chi accoglie o rifiuta, sia in chi è accolto o rifiutato. Affinché in tutti sia ridestato il senso umano del vivere.
Gesù si era trovato in una situazione analoga davanti allo “straniero” (per il greco: ksenon). Egli aveva dichiarato beato chi accoglieva lo “straniero” perché nello straniero accolto c’era lui, Gesù. Per un giudeo lo straniero più accanto era il samaritano. Gesù accoglie così bene un samaritano da indicarlo come colui che è “prossimo” vicino, più vicino del sacerdote e del levita.
Eppure i samaritani non mostravano grande simpatia per quelli di Gesù, che volevano incenerire le città samaritane, addirittura con un fuoco dall’alto, ossia da Dio. Gesù però richiama i suoi a uno “spirito” di accoglienza, di tolleranza, di non vendetta verso gli stranieri.
Anche per Gesù e per i suoi, il rapporto con gli stranieri samaritani non era liscio. Eppure Gesù parla e benefica la donna samaritana, che egli incontra presso il pozzo. Il risultato della bontà del modo di trattare la straniera lo si vede: “molti samaritani di quella città credettero in lui… e lo pregavano di rimanere presso di loro”: lui, uno straniero per loro, samaritani!
22.07.18