In Dio si vive la bontà

In Dio si vive la bontà
Delusione di mamma.
La mamma indicava al bambino di dover essere buono. Poi ricordava al bambino che Gesù era tanto buono.
Il bambino, per difendere le proprie marachelle si rivolse di scatto alla madre: “Sì, Gesù era buono, ma come è andato a finire?”. Egli sentiva che l’essere buono, non lo proteggeva da eventuali disgrazie.
Per indicare comportamenti presumibilmente positivi e virtuosi, ecco le leggi: Mosè, Stato, Chiesa, Onu. Però le leggi diventano anche un aiuto ai furbi: fatta la legge, trovato l’inganno. Le leggi sono inventate da chi ha il potere, per zittire l’opposizione o chi già non ha voce. Sono sempre per il “bene comune”? Insomma contro la bontà e le leggi giuste (quando sono giuste, ossia umane e in armonia con il Vangelo) si possono trovare sempre scappatoie di ogni genere.
Allora cedere le armi di fronte ai furbi e ai prepotenti? Oppure diventare furbi alla nostra volta?
Per chi si fida di Dio, le cose si guardano da un altro lato, con una prospettiva lungimirante. Quella madre poteva far notare al bambino: “Sì, i cattivi l’hanno ucciso, ma poi Dio lo ha risuscitato!”. Quindi la prospettiva cambiava totalmente: a esser buoni si può perdere qui, ma si guadagna là; qui dura poco, là dura sempre.
Ai furbi che fanno le leggi o che trovano l’inganno per svincolarsene, mi sembrano sempre valide le parole del Salmo: con i buoni tu sei buono, e con i furbi tu sei astuto. Anche da bambino ho udito dire dalla mia maestra (che ricordo ancora con piacere): Dio non paga il sabato. Gli interventi di Dio contro le cattiverie, sono sicuri, ma non se ne conoscono né il quando né il come.
26.10.18