Festa in cielo

Festa in cielo
Il buon Guareschi insegnava, sorridendo, come la stessa realtà, può essere vista da destra o da sinistra.
Vedo gli avvisi funebri nella stessa pagina: è tornato al Padre (destra), ci ha lasciati (sinistra). La stessa sublime realtà vitale (= parte della vita) può essere considerata soltanto come perdita, o come ultima definitiva conquista. La fede ci spinge da quest’ultima scelta. E con la fede la speranza, che sa sorridere.
Riflettevo sull’ecatombe in Indonesia di qualche tempo fa. Quante vittime! Sono degli sconfitti, oppressi dalle forze della natura. Eppure, se mi sovviene che Dio ama preferibilmente gli sconfitti, come ama quei due sconfitti sul Calvario, Dio allora accoglie amorevolmente quanti hanno perduto. Sarò forse cinico, ma vista la situazione sotto un altro aspetto, mi sembra di poter dire che, con tutte le persone arrivate, in cielo si “fa festa”. I nuovi ospiti non sono più stranieri, ma persone che “rientrano in patria”. Io non so se per rientrare in patria ci vuole il passaporto. Perché non posso sapere quali sono le regole di quella ultima amministrazione. So tuttavia che di là, c’è molta più misericordia che di qua.
È su quella misericordia che si appoggia la mia povera speranza. E la speranza di ognuno, che, illuminato dalla fede, abbia conosciuto e amato la parola di Dio.
Gesù non è venuto per condannare, ma per salvare e per dare la vita a molti. Questo fa Gesù, e il modo e i tempi per realizzarlo li conosce lui solo.
03.10.18