Cacciata e opportunità

Cacciata e opportunità
Gli Atti degli Apostoli, che sono sempre parola di Dio a conforto dei credenti, narrano la dispersione dei credenti in Gesù, dopo l’assassinio di Stefano.
Sottolineano un effetto buono dentro una situazione molto incresciosa. I primi cristiani scappavano anche dalla perfidia persecutrice di Saulo. Questi era un persecutore dei figli di Dio credenti in Gesù, spinto dal proprio ardore religioso. Quanti danni in nome di una religione fondamentalistica!
Questi cristiani scappati diffondevano il messaggio di Gesù, accogliendo l’occasione offerta da una situazione inedita, o almeno non consueta.
Oggi si direbbe che non tutti i mali vengono per nuocere. Quei credenti erano scappati da Gerusalemme, il centro della religiosità, quindi un centro riconosciuto e frequentato di spiritualità. Però la vera spiritualità la portavano con se stessi. Il luogo forzosamente abbandonato non li privava della fede, dell’opportunità di vivere Gesù, parola e presenza.
L’essere cacciati non li privava di Gesù. Anzi aumentava in loro quella presenza di Gesù, che si solidifica durante l’annuncio. In ogni luogo ci incontriamo con Dio e in una nuova opportunità di vivere il suo amore.
Nella dispersione gli Ebrei antichi, dopo la distruzione di Gerusalemme, erano stati invitati dal profeta a vivere l’esilio come una opportunità per aiutare la fede del popolo in cui erano dispersi. I primi cristiani ebrei ebbero la stessa opportunità: però il loro ritorno non era Gerusalemme, ma l’entrata nella Gloria di Gesù.
18.04.18