Dolce pazzia

Dolce pazzia
Noi, che abbiamo accolto il Logos-carne, Gesù, abbiamo piantata dentro di noi l’ekousia ( realtà, essenza) di essere figli autentici di Dio, autentici fratelli di Gesù.
Noi, nel nostro piccolo, non viviamo semplicemente da figli (un’assunzione di qualità esteriori), ma “perché” figli (una necessaria naturale spinta interiore, personale).
“Riconosci, cristiano, la tua dignità”: ci avverte già lo scrittore antico.
Come si fa a vivere da figli? Semplicemente come viveva Gesù, che non è solo emblema del nostro pregare, ma anche emblema del nostro vivere. Essere alla scuola di Gesù, è sì essere attenti al suo insegnamento, ma soprattutto vivere come lui e perché lui è vissuto.
Ogni istante della nostra vita è marcato di divino.
Il divino permea tenacemente noi, figli di Dio. Quando ce n’accorgiamo davvero, usciamo dagli schemi esterni per trovarci in una commovente pazzia serena, che si chiama contemplazione. L’estasi cristiana è “agevole”: basta credere davvero, e il credere ci conduce a precipitare in un dolce abisso.
Francesco d’Assisi, diceva di sé di essere “pazzo” di Cristo. Pazzo, una persona con altra logica, o meglio con una logica più intuitiva.
Questo Dio che, in Gesù, mi invade e produce in me la dolce pazzia della contemplazione, tutto questo mi fa, perché è autentico mio Padre. Questo Padre, infiltrato in ogni cellula della mia esistenza.
Il cuore si dilata nella riconoscenza e nell’amore. E la vita diventa un continuo soave ringraziamento.
28.12.18