Vite e tralci

Vite e tralci
Gesù si autodefinisce in numerosi modi. Tutti stanno dopo quel “io sono”. Non solo nel suo “Io sono” assoluto, che lo differenzia da Abramo, ma anche da quel “io sono” unito a un predicato nominale: “Io sono la vita, la verità, ecc.”.
Oggi mi ha colpito: “Io sono la vite, voi i tralci”. Una comunione così vitale e necessaria, senza la quale i tralci (noi) non vivrebbero. Che noi siamo i tralci, è un asserto chiaro. Solo la fede ci aiuta a percepire la nostra “cristicità”, la linfa del Cristo in noi.
Ce l’aveva detto chiaramente S. Giovanni all’inizio del suo Van-gelo: “Tutto fu fatto attraverso il Logos”. “In lui era la luce, e la luce è vita” dell’uomo. Gesù, Logos-carne”, si esprime come Logos che comunica la vita: “Io sono la vite, voi i tralci”. Una verità impensata da noi, infinita, pur espressa con parole semplici, immediate, non necessitanti di un trattato di filosofia o di teologia. E se su tale verità si precipita il filosofo con i suoi come e perché, corrompe la lucentezza della verità.
Noi viviamo della sua vita, di quella vita che il Logos ha generato in noi. La frase pronunciata da Gesù, egli la disse prima che tutta la sua realtà si affermasse nella completezza della Risurrezione. Si trattava semplicemente della vita, la vita di ogni giorno, che si svolge nel respira-re, nel camminare, nel mangiare e nel pensare. Quella vita (questa vita!) che trova il coronamento vitale nella Risurrezione. Risurrezione che vie-ne trasmessa a noi tralci, dalla vite… risorta
31.01.19