Eksousia

Eksousìa
Mi chiedo perché S. Giovanni, sfugge l’immediatezza per usare una frase un po’ abbondante.
Egli dice che Dio fece suoi figli, gli uomini. Però la traduzione italiana (schiava del latino) ci dice: “Diede il potere di divenire figli di Dio”. Perché quel “potere”, e perché “potere”?
Il testo greco presenta il termine di “eksousia”. Eksousia non dice solo potere, di cui si è investiti e con il quale si è in grado di comandare (potestas del latino). Il termine include il verbo “essere”, cioè essere personalmente diventati. È diventare costitutivamente “potenti”. Ossia si tratta di una trasformazione personale, di un essere diventati, non di un aver ricevuto una facoltà, una capacità. Allora non siamo soltanto dotati, rivestiti, addobbati, elevati al rango di essere considerati figli (adozione), ma siamo semplicemente e direttamente figli.
Non è poco. E noi in questa voragine divina ci sentiamo felici e persi. Come noi abbiamo “accolto” Dio (come dice il testo), Dio ha preso il sublime sopravvento, e ci ha trasformati in lui. Credevamo di “accoglierlo” solamente, e lui ci ha investiti di sé, tanto che noi, ormai, non viviamo noi, ma in noi vive il Figlio.
Paolo esplica anche questo nostro essere figli, dicendo che in noi vive l’unico figlio di Dio, Gesù.
Può riuscirci strano, ma nulla di noi, delle nostre azioni, dei nostri sentimenti sfugge al nostro nuovo essere. Può accadere che possiamo anche immaginare di non essere figli (coloro che pretendono di sbattezzarsi!), ma ormai abbiamo l’eksousia di figli.
27.12.18