Ancora sul “nuovo” sacerdozio

Ancora sul “nuovo” sacerdozio
Ritorno sul cambiamento che si inizia a vedere nella chiesa, quello della diminuzione, in molti aspetti, dei sacerdoti, e anche di un certo modo di concepire il sacerdozio.
Piccoli cenni si notano nell’attribuire al “laici” alcuni riti una volta esercitati solo dai sacerdoti. Ho letto anche della celebrazione dell’Eucarestia domenicale in assenza del sacerdote.
Purtroppo rimane, in sottofondo, la differenza tra clero e laicato. Ed è strano. Infatti in Paolo leggiamo che in Gesù non c’è più differenza tra ebrei e pagani, tra uomo e donna. In Gesù non si creano differenze, ma si distruggono. Chiedo: potrà sempre resistere la differenza tra clero (capace di tutto) e laicato (limitato nella sua azione)?
Pur derivando, sotto molti aspetti, il comportamento dei credenti da tradizioni ebraiche, i sacerdoti, dei quali parlano le Scritture, sono quelli adibiti al Tempio di Gerusalemme, e solo a questo tempio. Nelle periferie si organizzavano le sinagoghe, con un semplice capo di sina-goga.
Soprattutto dopo Costantino, si ebbe un clero, con sacerdoti “pi-gliatutto”, tanto che solo loro amministravano i sacramenti, principalmen-te l’Eucarestia. Una delle tristi conseguenze dell’unione tra prete ed Eu-carestia, fu quella di far perdere Gesù Eucarestia, quando fu negato il sacerdozio, in alcune numerose comunità cristiane, dove rimase “solo la Scrittura” senza i sacramenti.
Siamo in un felice tempo, nel quale emerge il “sacerdozio regale” di Cristo, partecipato alla dignità di ogni credente.
16.01.19