Fede e opere

Fede e opere
Uno psicologo, credente in Gesù grazie alla presenza in lui dello Spirito Santo, deve svestirsi della propria fede, per esercitare “laicamente” la sua attività?
Oppure deve continuare a vivere il Gesù di sempre, e perciò muoversi proprio dalle basi del proprio essere di Gesù, oggi?
La fede in Gesù, è – come ci ricorda Paolo – essere rivestiti di Gesù. Or dunque quando Gesù accostava le persone per beneficiarle, si faceva “laico”, svestendosi della propria divinità?
Chi crede non può svestirsi di Gesù, senza tradire se stesso. Gesù, sempre Gesù, tutto Gesù. Soltanto così lo psicologo può trasmettere risurrezione (quella vera!) e non soltanto tecnica.
L’essere di Gesù, è un bene non soltanto per la Chiesa, ma pure per il mondo. È un bene, dono del Padre, indirizzato al bene dell’uomo e della donna, che si può e si deve realizzare in ogni incontro tra persone.
Noi, siamo semplici mestieranti, oppure sempre figli di Dio, concorporei di Gesù, in azione? Può staccarsi anche per un solo attimo, l’amore del Padre per noi, e, perfino attraverso noi, per il mondo?
Può esistere una esistenziale laicità, dal fatto che Dio creatore regge ogni esistenza? Senza di lui, nulla esiste. Perciò il mondo è “gloria” di Dio, è adorazione “perpetua”.
Si legge qualche titolo di libro, dove si afferma che la “mente guarisce”. Che cosa avviene allora, quando la mente è investita da Dio, grazie alla fede, presenza dello Spirito?
Quel Gesù che è in noi, portiamolo a tutti, anche durante una psicoterapia!
06.04.19