Pecore sviate, ma pecore

Pecore sviate, ma pecore
Gesù ricorda le “pecore di un altro ovile”. Quindi non sbrancate e disperse, ma raccolte e sempre pecore!
È bello e significativo questo semplice sguardo di Gesù, oltre il proprio ovile, del quale lui è la porta.
In questo ovile si entra non per interesse, non per l’etica o il cerimoniale, ma per (nel senso latino) lui!
Di fatto entrano solo se ascoltano la sua voce. Ascoltare, non solo udire. Comprendere, non solo fermarsi a modalità, neppure dettate dalla fenomenologia comparata delle religioni. No: si deve passare attraverso lui, la porta, entrata e uscita, porta di attraimento e di libertà.
Tuttavia, per Gesù e per ogni credente, anche se appartenenti a un altro ovile, restano pecore, destinate ad essere accolte.
Gesù in queste “altre pecore” non vede nemici, concorrenti, ma nuove possibilità di amore, di aiuto e di salvezza.
Probabilmente, nella Chiesa, l’infiltrazione della mentalità ebraica (assimilazione dei salmi?) e il montare del potere assolutistico hanno oscurato la posizione di Gesù. Troppo frequentemente nelle altre religioni e tra i riformatori devianti si è visto il nemico e non la pecora – forse maledettamente sbrancata – da amare e da ricuperare. Troppo di frequente la polemica ha prevalso sull’amore, e si sono scatenate polemiche e inquisizioni. L’inquisizione purtroppo non raramente ha preferito la forza all’amore.
Eppure Gesù guarda le pecore dell’altro ovile.
07.05.19