Aggancio nella verità

Aggancio nella verità 2
Gesù finalmente fa scoprire alla samaritana la sua posizione davanti a Dio, sottolineando non la bassezza morale della donna, ma la luce divina presente in lei: la capacità di pronunciare il vero.
Quando all’inizio della Messa, ci viene indicato di “riconoscere i nostri peccati”, questo può essere inteso come un semplice rito purificatorio (l’abluzione dei piedi presso gli Ebrei, e delle mani presso il galateo salutista moderno); però, per il credente, esso è un modo per accedere alla nostra umile realtà, e quindi per sintonizzarci con l’unica Verità, Dio in Gesù grazie all’azione dello Spirito.
Gesù ama la verità nell’uomo, poiché così si ritrova nell’uomo.
Quando Gesù incontra Natanaele, che pur aveva espresso il disprezzo nei riguardi di Gesù, Gesù nota la sincerità di tale disprezzo: in lui non c’è doppiezza.
Gesù, nella parabola dei due nella preghiera, non approva il fariseo, ma il pubblicano, che battendosi il petto riconosce la propria vera situazione morale.
Noi siamo stati corrotti da un’educazione classica o romantica, che ci incita a imitare gli eroi, i santi, i calciatori e le dive. Ricordo il periodo in cui furoreggiava l’eroe Elvis Presley. Tutti i giovani allora, a cominciare da Little Tony, si pettinavano come l’eroe del momento.
Purtroppo anche nell’educazione, e perfino nella preghiera, si incitavano le persone a “imitare i santi” e non a chiedere al Padre la grazia di conoscere se stessi nella verità.
18.04.19