Sapore del mistero

Sapore del mistero
Una delle nostre difficoltà nei riguardi di Gesù, è il nutrire su di lui la sicurezza di conoscerlo, di avere nei suoi riguardi delle idee preconfezionate: quelle che ci hanno suggerito il nostro ambiente e perfino certi nostri catechismi.
Leggo in S. Luca: “Poi prese con sé i Dodici [ossia quelli che vivevano con lui] e disse loro: “Ecco, noi saliamo a Gerusalemme e si compirà tutto ciò che fu scritto dai profeti su di lui: sarà consegnato ai pagani, sarà insultato, coperto di offese e di sputi, e, dopo averlo flagellato, lo uccideranno. Ma il terzo giorno risusciterà” (Lc 18, 31-32).
Parole chiare come il sole, che non occorrono di spiegazioni. E invece: “Ma essi non capirono nulla di tutto questo: il significato di quel discorso rimase per loro oscuro e non riuscirono affatto a capire” (ib 34).
Quando Dio, Gesù o il Vangelo parlano il “non capire” si apre al rifiuto per i superbi, all’umile preghiera di fede per i semplici.
Il “non capire” la parola di Dio, è un fenomeno consueto, quasi fatale; quale reazione lo segue? L’abbandono e il disprezzo, oppure la filiale preghiera di essere confortati dallo Spirito nell’accettare il mistero e lo scorgere di esso quegli aloni, che lo Spirito ci dona di vedere e quindi di assaporare?
Assaporare sì, perché solo il concederci al mistero, produce serenità e vero sapore.
Assaporare la luminosa tenebra del mistero dona alla nostra vita quella dolcezza e quella luce, che sono “frutti” gustosi dello Spirito Santo.