Madri 2

Madri  2

L’unicità della grandezza della donna è la capacità materna. Sorge spontanea la domanda: e le nubili, e le suore?

Questo è bello in ciascuna donna: il saper amare maternamente. Una quota di maternità, si trova nell’infermiera, nella zia, nell’insegnante, nell’amica, nella moglie.

L’aveva sperimentato e lodato anche il nostro Gesù, sia da vivo, sia sul Calvario (le tre Marie), sia nella risurrezione (Maria che piange presso la tomba).

La coloritura materna nell’affetto della donna, la fa risaltare ogni persona che cerca la dolcezza nell’ “eterno femmineo”.

A riscontro, scopriamo in ogni persona la rimanenza di una non estinguibile quota di infantilità. Questa quota si coniuga con la quota di maternità femminile. Il mondo sopravvivrà non per l’imperversare del maschilismo delle guerre, bensì per il sorgere di nuovi figli, dovuto alla maternità, della quale il mondo abbisogna, e del corrispettivo dell’infanzia, alla quale si deve la creatività, l’arte, la serenità.

Conoscendo, nella creatura, il dono dell’infanzia, che aspira a essere appoggiata, Gesù esalta questo dono, e vuole che le persone lo sfoderino completamente: “Se non tornerete bambini, non entrerete …”. E proprio per accontentare questa eterna presenza infantile, presenta Dio come padre. Paternità di Dio non può essere una “definizione” dell’“infinito”, ma una sublime allusione a colui che Gesù diceva “abba” (“babbo” per gli italiani, “pàter” con la “a” lunga per i latini). Abba, ossia colui che è padre e madre e più …