L’unico maestro

L’unico maestro  

“Voi non fatevi chiamare rabbi [insegnanti], poiché uno solo è il vostro Maestro, voi siete tutti fratelli” (Mt 23, 8).

Si può accostare a questa frase di Gesù, il titolo dell’enciclica che designa la chiesa come “Mater et Magistra” (Madre e Maestra). È questo un titolo illegittimo? Arrogato da una autorità umana? No.

Gesù aveva detto: “Andate dunque e ammaestrate tutte le nazioni” (Mt 28, 19). Ammaestrate: fate i maestri.

Notiamo che gli Apostoli non erano andati a frequentare le scuole rabbiniche in tutti i loro gradi. Invece Paolo l’aveva fatto, frequentando la scuola di Gamaliele, eppure egli rinuncia a tale corso di teologia.

Gesù manda i suoi “insegnando tutto ciò che vi ho comandato” (Mt 28, 20). Gesù quindi ci costituisce insegnanti nel ripetere la sua parola, non quella della scuola dei rabbini, della sapienza greca, delle religioni orientali.

E l’esigenza di “insegnare” è un compito di noi chiesa, naturalmente missionari.

La chiesa è il contenuto della persona e della parola di Gesù. La chiesa nella sua totalità: papa, vescovi, preti, cristiani tutti.

Quando, nella nostra piccolezza, riecheggiamo la parola di Gesù, siamo rivestiti del potere di Gesù nel comunicare la verità. L’unico Maestro, in realtà, è tutti coloro che credono in Gesù.

Da qui la necessità di confrontare ogni nostro insegnamento per il bene e per la luce delle persone, con lo specchio della Parola di Dio.

Non è male se, per assumere il nostro insegnamento cristico, rileggessimo il documento “Dei verbum” del Concilio recente.