Amare i nemici?

Amare i nemici?
Ricordo che, quand’ero bambino, per educare i giovani all’etica fascista (cugina prossima dell’etica nazista, di quella franchista e di quella comunista) ci imponevano di cantare: “Ai nemici di fronte il sasso, agli amici tutto il cuor”. Lo stesso musicista, dopo il fascismo, musicava: “Un esercito ha l’altar” per entusiasmare i giovani di Azione Cattolica. Insomma o sassi oppure l’esercito.
Poi leggo: “Amate i nemici”. Chi l’ha pronunciata tale frase o era un semplice sprovveduto, oppure era fuori di testa. Fuori sì, ma da certi schemi operativi, che indicano di dare pane per focaccia a chi offende o di piegarsi nel vittimismo.
Il pane per focaccia ha variabili innumerevoli, che vanno dalla reazione violenta, o, più raffinata, alla denigrazione. La conosciuta e utilizzata critica negativa, si risolve quasi sempre in una larvata vendetta.
Amate i nemici. La vendetta mi colloca sullo stesso piano umano dell’offensore. Il perdono e l’amore mi alzano sul piano di Cristo e di Dio. Quel piano di Dio, che può anche consistere nel “Non sanno quello che fanno”.
È facile amare i nemici? Non illudiamoci, perché è difficilissimo. Forse non è da noi, conigli vigliacchi, che pretendono di mostrarsi leoni. Fedro lo insegnava già ai tempi dei Romani.
E allora? Un tale, tanto tempo fa, scriveva in una lettera, che io rammento nella sua versione latina: “Omnia possum in eo, qui me confortat”. Posso perché c’è chi mi dà forza: è lui, lo Spirito Santo.
23.02.19