Ardeva il cuore

Ardeva il cuore
Può configurarsi il nostro debole, quasi implicito amore al Padre, come un amore di esiliati? Desiderio di un bene lontano?
Potrebbe, questo amore di esiliati, essere in armonia con la preghiera a Maria, alla quale ci si rivolge come “esuli figli di Eva”?
Sarebbe un amore nostalgico, quasi poesia conforme al romanticismo.
No. Perché Gesù, il Risorto portatore di Dio al mondo, ci assicura che è con noi, fino allo scadere del mondo.
Esuli, oppure già introdotti nell’amare Dio, sebbene ancora non sazi della pienezza di Dio. La pienezza di Dio non potrà mai entrare nel contenitore della nostra vita, in modo adeguato all’infinito Padre. Eppure Gesù ci assicura che chi vede lui vede il Padre. Noi ancora siamo privati della visione totale di Gesù. Occhi obnubilati come gli occhi dei discepoli di Emmaus: non vedevano, eppure il loro cuore “ardeva” quando lo sentivano parlare.
Gesù è percepito prima dal cuore e poi egli si svela.
Ardeva il cuore dei discepoli, mentre Gesù presente parlava. Accesi dalla parola, prima che dalla rivelazione, che li fa correre per la gioia.
È il destino di noi chiesa: ardere prima di tutto, a causa della parola, per poi accorgerci della sua presenza. Non è forse questa la logica dell’incontro nella Messa?
Lasciare che il nostro cuore arda nell’udire o nel leggere la Parola del Signore. Imbeverci di Parola, che non è una lettera spedita agli esiliati, ma è una presenza nella “sua” chiesa.
25.04.19