Camminare assieme

Camminare assieme
Molte sono le varietà di atteggiamento tra le persone che chiedono di essere aiutate. Alcune sono propense a dipendere, altre a essere accompagnate o semplicemente illuminate.
Chi aiuta può essere vissuto come un comandante unico responsabile, oppure come un amico, che offre la libertà di camminare assieme, quasi a indicare le vie a una persona che si trova in una città sconosciuta.
Anche l’operatore pastorale può essere il “direttore spirituale” oppure il fratello che introduce nelle cose di Dio, il mistagogo. Nel primo caso si vuol dipendere, senza troppo sforzarsi; nel secondo si cerca di guardare e lavorare sotto gli occhi di un esperto.
Questo avviene anche nell’incontro tra uno psicologo e una persona che si rivolge a lui per aiuto. Qualche persona crede che lo psicologo sia una macchina elettronica, che fa tutto essa. Vuol dipendere e poi crea una condizione di dipendenza, che può avere esiti negativi, ossia nessun giovamento. E poi, se non avviene il miracolo della guarigione, la responsabilità o la colpa è dello psicologo. Lo stesso psicologo che dirige si sente “onnipotente” e accetta il rapporto direzione-diretto, che gli dà anche soddisfazione.
Si trovano anche persone che decidono di prendere in mano la propria vita e di svilupparla. Quando vedono buio nel camminare, chiedono a una persona non di essere presa in braccio, ma di illuminare la strada, camminandole accanto per il tratto più buio. Insomma due persone libere, una delle quali non vuol essere diretta, e l’altra che non vuol dirigere. Questo è detto sistema “non-direttivo”.
02.02.18