Cibo e mistero

Cibo e mistero
Quante volte non ci siamo accorti di Gesù, bello, fresco, presente! È capitato anche agli apostoli e ai discepoli. I due di Emmaus camminano con lui, mangiano con lui, e solo alla fine lo riconoscono, poco prima della sua scomparsa. I discepoli stanno assieme e parlano della stranezza di Gesù morto e poi visto vivo da qualche donna e da qualcuno di loro.
Parlano, Gesù “stette in mezzo a loro”, ed ecco che credevano che si trattasse di un fantasma, proprio come capita ai bimbi piccoli, rimasti orfani, che talvolta credono di rivedere la mamma.
Gesù li sta rassicurando, perfino con il far toccare le sue piaghe. Il testo dice: “Per la gioia non credevano” ai loro occhi!! Che cosa fa Gesù per confermare la sua presenza? Compie uno dei soliti grandi miracoli di conferma? Macché: chiede soltanto di poter mangiare. Ritorna a un’azione consueta.
Il semplice cibarsi come conferma della straordinaria Risurrezione. Il riportare nel quotidiano l’opera di Dio, proprio per riaffermare la onnipotenza divina. È quasi una nuova incarnazione di Gesù. Lui divino nel concepimento, lui divino nella risurrezione.
Questo accadimento di “infima” fattura vince le nostre “sublimi” riflessioni teologiche e filosofiche su Dio. Un Gesù che mangia è conferma dell’opera di Dio. Forse questo è un richiamo a vedere nel quotidiano la presenza dell’eterno, nell’ovvio la forza del prodigio, nell’umiltà la via al sublime, quella via che è Gesù, via verità vita.
16.04.18