Contro la morte

Contro la morte
Un condannato a morte, riesce a trasformare la morte in un offerta di vita. Da condanna a sacrificio umano. Quel sacrificio che esclude ogni altro sacrificio di uomini, specialmente bambini, che era perpetrato in molte religioni. Perfino tra gli Ebrei, come si narra di Jefte, e nonostante la lezione di Abramo, che risparmia Isacco, e lo sostituisce con un animale.
Dopo quella condanna trasformata in offerta da Gesù, presso i cristiani si evitò ogni sacrificio religioso, perfino quello di animali. Il cristianesimo diffuse il rispetto della vita, e ogni sorta di sacrifici umani. Non sacrificio di embrioni perpetrato dagli aborti. Non sacrifici di bambini o di adulti, decretati dall’arroganza dei medici, dei magistrati, nei lager, negli attentati e nelle guerre, neppure in quelle reputate sante, come le Crociate e l’ISIS.
Gesù con la morte vinse la morte e fece trionfare la vita, ogni vita, compresa evidentemente la “vita eterna”. Gesù muore per salvare la vita. Contemporaneamente alla morte di Gesù, accade un’altra morte: il suicidio di colui che aveva tradito la vita, che si era opposto a Gesù, fino all’abominio della vendita di una persona, trattata da schiava (trenta denari), come l’infinito numero di schiavi, prodotti dalla pubblicità, dallo sfruttamento dell’economia, dalla perversità del sesso, da un certo modo di concepire la politica.
Nel pieno della schiavitù, Gesù rimane libero. Riesce perfino a essere padrone della sua stessa morte, perché in essa, voluta dagli uomini, trova il seme della vita risorta.
03.05.18