Cuori afflitti

Cuori afflitti 42
Quando arriva la notizia della distruzione di una chiesa o di una comunità, questa triste evenienza può anche essere un avvertimento a riflettere. Si tratta della notizia di un distacco, di una perdita. Si tratta di un incitamento a considerare che solo Dio resta sicuro e saldo. Probabilmente nulla è perduto, quando tutto è perduto. Allora il nostro comprensibile bisogno di sicurezza si concentra in Dio. È il momento di rispolverare o di sbraciare la nostra speranza in quel “Solo Dio mi basta”.
Le perdite non sono da accettare passivamente, come ci insegnano tutti i miracolati del Vangelo, che si rivolgono con fiducia in Gesù. La passività è opposta alla speranza. E la speranza è richiesta, non pretesa. Quindi è opportuno che noi si impari il “come” sperare. Anche lo sperare intensamente, con l’ansia e il pianto agli occhi.
Un cuore afflitto Dio non disprezza. Sono gli uomini, che pretendono di essere mandati da Dio, che disprezzano le afflizioni, sebbene queste siano chiaramente espresse e sofferte. La distruzione non è una privativa del grande ISIS, del fascismo, del comunismo, del nazismo. Ma la distruzione si annida in ogni cuore, soprattutto nel cuore di chi pretende di dover comandare.
Perciò il cuore afflitto deve sempre aprirsi a Dio, che non disprezza ciò che lui ha creato.
Contro la distruzione si oppongono preghiera e speranza, alleanze di uomini e di Dio. Credere a Gesù è affidarsi a Colui che “dopo tre giorni risusciterà”. La speranza ci mantiene vivi, anche quando gli incoscienti o i superficiali decretano la nostra scomparsa. Dal nemico nasce la morte, da Dio la speranza e la vita.
19.03.17