Dio non si umilia

Dio non si umilia
Leggo anche oggi nell’esplicare il dovere di recitare il Breviario, una frase che mi lascia molto perplesso e anche un po’ addolorato. Essa fa notare l’umiliazione di Dio nel rendersi uomo in Gesù.
Chi ama si dona, donandosi non fa distinzione tra prestazioni nobili e prestazioni volgari, quando si dona all’amato. C’è una frase, un pochino strana, che ho udito nel Veneto, che però è anche di una verità lampante: “Chi che ama, anche le spusse xe odori!”. Tutto diventa bello nell’amato. Non degnazione, ma dono.
Il re, il magnate industriale, il professore famoso, si degnano, si sentono umiliati se si trovano alla pari con il suddito, con il dipendente, con il discepolo asino. Loro sono grandi, rivestiti di fulgore. Dio si rifugia in una stalla, o giù di lì, per incontrare l’uomo che egli ama. Dio è amore, e si trova a suo pieno agio, quando noi riconosciamo il suo amore e teniamo Dio vicino, caro, prezioso, perché è Padre.
La parola “Padre” ha squarciato i cieli, e ha diviso la storia, e il sentire religioso degli uomini. E se, tenendo presente che Lui è Onnipotente, si entra in commozione al pensiero che un “Onnipotente” ama davvero un poveraccio come me, pauroso, fallibile, pieno di pecche: proprio Lui mi ama, e ama proprio me.
E poi mi guardo attorno e scorgo volti luminosi, perché amati da Dio. Perché figli di Dio. E mi trafigge gioia per coloro, che, come me, sono sicuri del “Padre” che ama; e mi trafigge pena per tutti, anche cristiani, che credono l’amore di Dio Padre un particolare trascurabile. Questi non conoscono i fremiti che si provano, quando dichiariamo: “Padre nostro!”. Cuore colpito, non formula.
24.12.17