Dio tenero 6

Dio tenero 6
La preghiera? Il Padre dolce che ci dice: “Parlami!”.
Nel nostro profondo il senso del pregare, alla fin fine ridotto a formula, è sempre ridestato dalla domanda della mamma: “Hai detto le preghiere?”.
L’obbligo della preghiera, che sta dietro l’accusa di molte persone durante la “confessione”: “Non ho detto le preghiere del mattino e della sera”. Obbligo che si aggrava, quando viene imposta la preghiera dell’Ufficio Divino. Obbligo che diventa precetto festivo.
Della preghiera ci sfugge quell’amore del Padre, che soavemente ci invita: “Figlio, parlami!”.
È vero che tutto l’universo, e noi in esso, è preghiera: “I cieli narrano la gloria di Dio!…”. Il nostro semplice e povero vivere è già preghiera, “offerta dei nostri corpi” come dice S. Paolo.
L’universo è gloria. Il Padre ha posto l’uomo nell’universo per poter parlare con un essere, che è capace di riconoscere tale gloria, e, per conseguenza, esserne riconoscente, ringraziare, lodare.
Come pregare per parlare al Padre? “Signore, insegnaci a pregare, come anche Giovanni ha insegnato ai suoi discepoli” (Lc 11,1). È chiaro: ogni maestro trasmette ai propri discepoli il “suo” modo di pregare.
E Gesù subito: “Padre”. Il pregare è trovarci in famiglia, al sicuro, al caldo con il “Padre”. Il pregare è restare con il Padre, che, in Gesù, ci invita a parlargli: “Ti riconosciamo Dio” (ossia: sia santificato il tuo nome). Non tanto Dio-Padre, ma Padre-Dio. L’amore visto prima della grandezza. Ed è qui che la nostra preghiera diventa commozione: “Il mio Padre è grande, è Dio”. E qui l’esaltazione della mia gioia.
30.07.19