Dov’è carità, ivi è Dio

Dov’è carità, ivi è Dio
Uno studio di psicologia, di medicina, di avvocatura, o dell’altro, può trasformarsi in luogo di adorazione del Padre ?
Sì, forse anche se gli attori non lo avvertono.
Chiaramente nei luoghi sopra ricordati, e in quasi tutti gli altri, ci si può dare all’adorazione. Sono luoghi, nei quali si benefica il prossimo. Senza avvedercene lì incontriamo Dio.
Ma è proprio vero? Quando ti abbiamo beneficato? Quello che avete fatto al più piccolo, l’avete fatto a me. Per incontrare il Padre, non occorre operare “sopra le righe”. Basta trovarci là, dove qualcuno ha bisogno del nostro aiuto.
Quando, dunque, entro nel mio studio di consulenze psicologiche, entro nel luogo della mia adorazione. Evidentemente non per sostituire l’adorazione eucaristica, ma per espanderla.
Certamente, se io sono cosciente di questa presenza di Dio, la qualità del mio lavoro prende un altro colore. Il “vado a lavorare” si incontra con il “vado ad adorare”. È un’adorazione senza formule rituali, condensata nell’azione benefica. La riconoscenza verso chi mi chiede aiuto, non si indirizza solo alla stima che la persona ha di me, né alla ricompensa per la mia opera prestata, ma soprattutto per l’occasione di trovarmi a operare con Dio: l’avete fatto a me.
La messa che ora mi è concesso di celebrare nello stesso studio, dove lavoro, è semplicemente un’altra forma e un’altra occasione della stessa adorazione a Gesù presente: l’avete fatto a me. Tutta la vita si trasforma in passeggiare con Dio e in Dio. È un ritorno a quel “rumore dei passi del Signore Dio, quando passeggiava alla brezza del giorno”. (Gn 3,8)
19.02.18