E’ oppure sia?

È oppure sia?
Il destino della copula grammaticale del verbo essere è incerto.
“Il Signore è con te” dice l’Angelo a Maria. “Il Signore sia con voi” è un ritornello nella liturgia.
Fortunatamente né il latino né il greco usano la copula: “Dominus tecum” (Kyrios metà su). Essa è aggiunta, forse per dare un senso alla frase, dalla traduzione italiana.
Due situazioni di fronte: una affermazione di fronte a un augurio.
E noi dobbiamo augurarci che sia con noi, anche quando certamente è con noi, oppure dobbiamo aver la certezza che è con noi?
È strano quell’augurio “sia” quando egli è. Alla fine della messa, dopo che nell’Eucarestia il Signore è in noi, ci viene detto: “Il Signore sia con voi”.
Nella nostra sorella Maria, sorella e madre, certamente il Signore è non solo con lei, ma anche in lei, piena di grazia (come vuole il latino) e graziatissima (come sembra volere il greco).
Con Maria inizia il Signore che è con noi, superando la preghiera ebraica dell’invocare Dio, affinché sia o faccia. Dio è Dio misericordioso da sempre, non inizia a essere misericordioso, quando lo invochiamo. Allora noi accogliamo la misericordia già in essere.
Ricordo una triste frase pronunciata da un anziano sacerdote: “Non sappiamo se siamo degni di odio o di amore”. Terribile! Per fortuna siamo sempre degni di amore, perché ci fa degni l’amore con il quale ci ama il Padre.