Essere preghiera per tutti

Essere preghiera per tutti
Il pregare unisce tutti gli “oranti”. Qualsiasi formula di preghiera sia suggerita dalle varie culture. Ora mi si presenta un’altra domanda, non oziosa.
Sappiamo che chi aderisce con la fede (e con il battesimo) a Gesù, e quindi vive di lui, diventa preghiera, è preghiera, come precedentemente si è visto. Or bene: ognuno che prega è assunto nella preghiera di Gesù, solo lui, oppure questa assunzione, che ci rende preghiera, può avvenire per chiunque prega, rimanendo in buona fede, nella propria religione?
La divisione avviene proprio dalla fede o dalla non fede in Gesù, uomo e Dio? Paolo mantiene tale divisione, anche quando vede nell’unico Gesù la convergenza tra ebrei e pagani.
L’essere preghiera è un immenso dono dello Spirito ai fedeli, perché in essi egli si esprime con accenti misteriosi, oppure ogni preghiera sincera e vissuta è sempre accompagnata e stimolata dallo Spirito?
La mia è solo una domanda, forse una curiosità o un mio desiderio. Però una cosa per me è sicura: in Gesù io sono felicissimamente preghiera, ma la mia preghiera può riversarsi su tutti, credenti in Gesù o non credenti.
Io devo approfittare del mio essere preghiera in Dio, per coinvolgere nella mia preghiera ogni altra persona. Gesù lo fece: “Padre, perdona loro: non sanno ciò che fanno!”. Fu una preghiera avvolgente anche il nemico del momento. Gesù mostra e insegna.
01.01.18