Gesù gioioso

Gesù gioioso
In questi giorni mi soffermo come posso, e perciò vagamente, sul gusto del piacere e della gioia in Gesù.
Mi sembra opportuno, come premessa, ricordare due aspetti della gioia e del piacere. Un aspetto è quello di provare piacere per situazioni nuove, che si riallacciano per prossimalità o per riemergenza a piaceri trascorsi. Un secondo aspetto è suggerito dal fatto che noi scorgiamo il piacere negli altri, riflettendo in loro nostre esperienze di piacere vissute.
Gesù dice ai discepoli: “Io riapparirò e voi godrete” perché riflette sui discepoli il proprio piacere di incontri gradevoli e graditi.
Una frase che continua a cantarci dentro, e che troviamo in Matteo e in Luca: “Sì, Padre, così è piaciuto a te” (Lc 10, 21). Il latino recita “placuit” (piacque), e il greco originale ha un termine profondo e molteplice nei significati: “eudokie”. Il termine riferito a Dio indica una disposizione benevola di Dio verso l’uomo, ossia un sentimento di compiacenza. Gesù conosceva sentimenti di simpatia: “Vide e amò” dice il testo, quando Gesù incontra il giovane disposto a seguirlo.
Anche dopo il battesimo di Gesù, questi è descritto come oggetto di benevolenza. La gioia di essere amati Gesù la prova e vede nel Padre la stessa gioia.
Ed è gioia ravvisata nel Padre, perché prima sperimentata da chi tale gioia la sente in sé. Solo così Gesù poteva descrivere la gioia del padre nella parabola del figlio dissipatore (prodigo).
La gioia di Gesù è così intensa che diventa esultanza (agalliasato: Lc 10,21). Espressione di gioia provata fisicamente, tanto impellente da diventare canto e inno.
01.03.18