Gesù incompreso

Gesù incompreso
Il Vangelo di Giovanni, descrivendo l’ultima cena (molto meno delicatamente colorita, come quella di Leonardo!) nota l’ostilità di Giuda, e l’incomprensione di Pietro.
È vero che Gesù non è facile comprenderlo. Però noi siamo portati a sottolineare la perfidia di Giuda e la presunzione di Pietro. Di solito non ci si sofferma a meditare sull’incompreso, sulla sua pena, e la sua forza d’animo.
Gesù fu il più grande incompreso. Grande perché fu incompreso su quella qualità enorme (solo sua) di essere Dio. Anzi proprio il suo riconoscersi candidamente Dio, gli procurò la morte. Perfino i più vicini a lui non lo capivano: “Non sapete di quale spirito” voi e io siamo.
Noi ci rattristiamo quando le nostre azioni o i nostri propositi sono incompresi, non dagli avversari, ma da quelli di casa. Quando ciò accade o smaniamo di aggressività verso chi non ci comprende, o cadiamo in quella aggressività contro noi stessi, che sono la tristezza e lo scoramento.
Gesù incompreso non cadeva di solito nella tristezza, perché ricorreva alla preghiera, al Padre, l’unico che conosca il Figlio e là trovava il proprio rifacimento interiore. Dovette provocare sofferenza indicibile a Gesù durante la notte del Getsemani, perché non ebbe la comprensione dei suoi sonnecchianti, e perfino del Padre: “Passi da me questo destino”.
Gesù incompreso, cercò di comprendere perfino il Padre: “Non ciò che voglio io, ma quello che vuoi tu!”.
Quando anche le persone più vicino a noi, quando esprimiamo disagio o tristezza, non ci comprendono, allora si apre a noi una luce, se ci uniamo al Gesù incompreso.
27.03.18