I liberi vittime

I liberi vittime  

Secondo il Vangelo di Giovanni, leggiamo con una certa frequenza che il clero di Gerusalemme è organizzato nel cercare la morte di Gesù. Gesù era vissuto come nemico del clero, cioè della casta di allora.

Negli Atti degli Apostoli si legge che anche alcuni sacerdoti si erano aggregati al numero dei fedeli. Non tutti i sacerdoti, come non tutti i sinedristi, erano contrari a Gesù. Anche quando la casta nel suo complesso più vistoso si oppone, i singoli mantengono la libertà personale. È un dissidio tra l’appartenenza e la libertà personale. Un dissidio che conduce i dissidenti nella strada retta, la via della salvezza.

L’uso della libertà salva, l’adesione, spesso cieca, alla casta religiosa porta nell’errore. Esiste un detto: è meglio errare con la Chiesa, che rivendicare la propria libertà di opinione in contrasto con la Chiesa. Nella storia spesso la struttura ha errato. Nel chiaro caso di Galileo l’errore è stato marchiano, e ci sono voluti quattro secoli per trovare la forza e la lucidità per pentirsi dall’errore. Intanto la vittima fu umiliata e ha dovuto unirsi all’errore per risparmiare la vita.

Non ci si può aspettare che il responsabile di un errore, come quello di una decisione impopolare sbagliata, possa ricredersi il giorno dopo. Forse occorrerà che intervenga la morte (non augurabile per carità) perché egli si ricreda e si penta.

Intanto le vittime aumentano, e non solo le vittime dei lager e dei gulag, ma le vittime dell’Inquisizione e quelle domestiche negli uffici, nelle case, nei conventi.

08.04.17