Impegnarsi con libertà

Impegnarsi con libertà
S. Francesco propone a sé e ai suoi di “osservare il Vangelo”. Poi indica con un suo modo (inteso anche dentro la mentalità del suo tempo), alcune direttrici di quell’osservanza. Non sono le uniche: per esempio, si può osservare il Vangelo nel matrimonio e nel commercio.
Quando l’attenzione dei frati si tolse dal considerare l’assolutezza del Vangelo, per rendere assoluta la povertà, ecco le inutili lotte tra francescani osservanti e francescani non osservanti per un certo tipo di povertà.
Osservare il Vangelo è “assoluto”; le modalità di tale “osservare” cambiano nel tempo, nella sensibilità delle persone, nei diversi ambienti: già lo stesso Francesco faceva lo strappo dell’”unica tonaca” per indicare di vestirsi secondo le esigenze del clima.
Pretendere di “osservare” il Vangelo, secondo una modalità, non rende nessuno più francescano dell’altro.
La misura della nostra vita è solo Gesù. Le diverse modalità di sentire o di interpretare questa misura, sono anche da rispettare, non da assolutizzare. Quando Francesco presentò una sua “Regola”, che doveva “regolare” la condotta dei frati, lo stesso Papa, per primo nella storia del Francescanesimo, impose delle modifiche e delle correzioni.
Nemmeno la “Regola” francescana è un assoluto, che sostituisce il Vangelo; tanto meno sono assoluti i comandi giuridici delle Costituzioni. Possono rappresentare dei binari, ma il treno è solo il Vangelo.
È bello ricordare S. Paolo, il quale di fronte all’osservanza legale del giudaismo (leggi, decreti e ancora leggi), rivendica la libertà, per la quale Gesù ci ha liberati.
Allora: buttare a mare le regole? No affatto. Ma considerarle, liberamente, relative.
29.12.17