In Lui tutti. Di più noi.

In Lui, tutti. Di più noi!
S. Paolo, nella Lettera ai Romani (10,2) riconosce che anche chi evita l’incontro con il Gesù della nostra fede, ha uno zelo, cioè una tensione religiosa, ma non secondo una conoscenza. Infatti, se Gesù non è accolto creduto amato, troviamo uno zelo non secondo Dio, ma secondo i propri criteri.
Questo oggi lo possiamo capire anche nei confronti con l’Islam. Zelo sì, ma non secondo Gesù Uomo-Dio, che è negato, ma secondo il Profeta Maometto. L’Islam, come zelo per Dio, ci è vicino, ma come penetrazione in Gesù resta, per me dolorosamente, distante.
Essi, i non cristiani, ossia gli Ebrei (e per similitudine, i musulmani) ignorano la giustizia prodotta da Dio, cercando di stabilire la “propria”. Ma forse questo avviene per molti cristiani, che tengono in luce il “comportamento da cristiani” e di altri comportamenti religiosi si azzardano a dire: “Sono più cristiani dei cristiani”. Ma il cristiano, per esser tale, è caratterizzato dalla fede in Gesù, non da un comportamento più o meno corretto. Insomma il cristiano paga le tasse come un non cristiano, come un non cristiano paga le tasse come un cristiano, ma ciò non depone sul cristianesimo dei non cristiani.
Per noi il culmine è Cristo, anche il culmine di ogni uomo, credente in Gesù, o non credente.
Il dono, unico nel suo genere, che Dio ci ha elargito è Gesù. Dio ci ha partecipato la propria esistenza e la sua vita. Ma il completamento del dono è il dono di se stesso, Dio, in Gesù.
Io vivo di Dio, con Gesù inoltre vive in me. Io vivo, ma non vivo, in me vive Cristo: è l’esclamazione gioiosa di Paolo, ed è la nostra esclamazione.
13.03.18