La dolcezza del mistero

La dolcezza del mistero
Mi chiedo, e non so rispondere: come Dio (eterno lo pensiamo noi, avendo però dell’eterno un’idea temporale: esistette, esiste, esisterà!?) abbia pensato e creato il mondo nel tempo: tempo e creazione si connettono. Come? Non so, non lo saprò. Quando, tra poco, sarò in Dio, probabilmente gusterò Dio, ma non lo comprenderò nella mia mente ristretta, per quanto potenziata dalla risurrezione.
Dio è sempre quell’abisso, nel quale mi perdo. Proprio questo perdermi mi fa assaporare la vita, il mio esserci.
Il mistero di Dio è il mio limite, che lo fa accettare, eppure è anche il mio ampiamento all’infinito, non com-preso, ma accolto. Per essere me stesso, anche felice, abbisogno del mistero dell’infinito.
La rivelazione di Dio, soprattutto quella attuata in Gesù, mi aiuta a vedere e ad accogliere il mio limite di pensiero, e nello stesso tempo mi esalta per la mia capacità di allargarmi alla fede, che – nel suo limite non sofferto – mi apre al mistero di Dio. Il mistero di Dio non mi umilia, ma mi esalta. Credo! Ecco la grandezza! Io povera creatura limitata, con la mia fede sono spinto alle misure di Dio, misure che non so decifrare, ma che so accogliere.
Come il bambino che non sa decifrare la vita (mistero della vita!), ma la sa vivere!
Ringrazio il Padre e lo Spirito per il dono della fede, dono esaltante, non umiliante come i sapienti illuministici pretendono di giudicare. Gesù: la tua fede ti ha salvato.
23.12.17