L’eroica attesa

L’eroica attesa
Un mio conoscente, sposato con figli già cresciuti, mi disse le seguenti frasi.
Lei [NB.: lei sarei io] incita a leggere il Vangelo, con assiduità, tutti anche i ciechi. Ebbene ecco cosa mi è capitato. Io sono il classico cattolico italiano, che ha l’allergia a leggere il Vangelo, perché è già troppo quel brano di Vangelo, ascoltato durante la messa, magari con i microfoni gracchianti. Eppure mi è venuta una crisi di curiosità perfino nei riguardi di quel libretto, portato in casa, quando una mia bambina si preparava alla prima comunione.
La crisi mi aggredì in una delle prassi costanti, nella vita familiare. È prassi confermata che, quando due coniugi decidono di uscire assieme a un orario concordato, la moglie, tutte le volte, all’ultimo momento ha ancora qualche cosa da fare e il marito freme. Però ho appreso da uno scrittore americano, che egli imbrogliava l’attesa, ingannando il tempo, mettendo accanto alla sedia un libro di cultura varia. Esclamò: “Non sapete come è aumentata enormemente la mia cultura!”.
Io misi accanto alla mia sedia, tanto per provare senza convinzione, il Vangelo.
Ebbene dopo due settimane, avevo letto tutto il Vangelo di Matteo. Attendevo con curiosità che cosa sarebbe capitato con tutti e quattro i Vangeli, alla fine del mese.
Lei non crederà, ma alla fine desideravo che mia moglie si attardasse maggiormente.
Ho posto il Vangelo, per sport, come un riempitivo dell’attesa, e ora io attendo l’ora (cioè un quarto d’ora) del ritardo di mia moglie. Ah, queste donne, quante ne combinano!
23.07.18