Madri 3

Madri 3
Il senso filiale da un lato, e materno dall’altro, lo ritroviamo facilmente e nel Vangelo e nella storia della Chiesa. A cominciare da quel “la mia chiesa” pronunciato da Gesù. Non sembra strano quindi che, con lo svolgersi del tempo, l’ecclesia del Vangelo sia diventata non solo “chiesa” ma anche “madre chiesa”. Questa è una sottolineatura non solo di vocaboli, ma soprattutto di senso e di significato.
È nota l’ironia, di coloro che dicono che la “maternità” della Chiesa, sia espressa da un clero e da una gerarchia maschili.
Si può anche ricordare che la infinita maternità, generatrice di misericordia, sia attribuita a un Dio Padre, ossia maschio!
La Chiesa è materna non in quanto gerarchia, ma in quanto chiesa. Madre Chiesa, non madre vescovo. La gerarchia è bella e necessaria; ma è la chiesa nel suo insieme che vive la maternità.
A questo riguardo si illumina meglio l’amarci gli uni gli altri. Questo avviene grazie allo Spirito. Già nella letteratura cristiana primitiva si indicava lo Spirito come potenza materna. Perciò non era strano dire che le diaconesse producevano l’azione dello Spirito, mentre i diaconi continuavano l’opera del Figlio.
L’amore reciproco dei cristiani è una reale vita della maternità della chiesa, quella chiesa che Gesù afferma essere “mia chiesa” anche quando ne affida la custodia a Pietro.
Madre Chiesa: genera nuovi cristiani e nuovi santi, lava dal peccato, nutre di Gesù, Parola ed Eucarestia.