Nessuna danza

Nessuna danza

Il culto ebraico, non era un culto statico, ma movimentato. Canti, danze, movimenti. Tale movimento è ricuperato nelle messe africane, nelle quali il clero stesso esegue passi di danza. Culto di tutto il corpo, che si esprime. Anche le vesti e gli addobbi sono pieni di colori in movimento.

Nel culto cattolico occidentale, tutto invece è stilizzato, e i movimenti sono ben localizzati. Se togliamo le processioni all’inizio, all’offertorio, alla comunione, tutto il movimento è eseguito restando sullo stesso posto, in piedi, in ginocchio, seduti. Perfino ai preti è indicato quando possono muovere le mani e quando devono restare stilizzati. Non è considerata la spontaneità del gesto, che normalmente accompagna le parole. Talvolta, nelle messe dedicate ai bambini scappa fuori un battito di mani.

Perfino il gesto di donarsi la pace, lo si permette solo con le persone che stanno accanto. Se io che sto nel secondo banco voglio esprimere la pace a una persona, che mi è antipatica e che sta nel quinto banco, non potrei muovermi.

I banchi che stanno tranquilli in chiesa, invitano a una cerimonia statica in chi “assiste”. Gli unici che si muovono, secondo le rubriche, sono i preti e gli ufficianti, e – tra la gente – l’insostituibile raccoglitore delle elemosine. Perciò la messa si configura più che a un “popolo che cammina” a un teatro con attori e spettatori.

Tutto è ben regolato, per render gloria a Dio, che ha creato un mondo in movimento.

Per grazia di Dio, oltre ai liturgisti, ci sono anche delle persone che non ingessano la spontaneità.

06.10.15