Opposizione concreta allo Spirito

Opposizione concreta allo Spirito
Riprendo le mie riflessioni sul peccato contro lo Spirito Santo, seguendo il testo della lettera di S. Paolo ai Romani.
Paolo, dopo aver a lungo esposto il suo pensiero su come accade il peccato contro lo Spirito Santo, si ferma a lungo sulla salvezza che viene da Dio, per mezzo di Gesù.
Egli parla che “tutti peccarono e sono privi della gloria di Dio”. Però tutti possono essere “giustificati” attraverso Gesù. Egli si sofferma a lungo nel descrivere il peccato, anche per far emergere, come contrapposto, il dono di Dio, in quel Gesù che tutti può salvare per mezzo della fede. La lettera ai Romani è una lettera piena di speranza e di fede.
Però qui mi torna utile ritornare al capitolo primo della lettera, che può far riflettere sulle legislazioni del presente.
Coloro che non riconoscono Dio, Dio li abbandona “in balia dei desideri sfrenati dei loro cuori, fino all’immondezza, che è consistita nel disonorare il loro corpo tra di loro”, perché Dio li ha dati in balia di passioni ignominiose”. Segue un elenco di vizi, tra i quali il compiere “turpitudini uomini con uomini” (v. 27).
Paolo vede nelle pratiche omosessuali un “castigo di Dio” causato dall’incredulità. Oggi i nostri legislatori lungimiranti vedono nei matrimoni gay un’affermazione del progresso civile. A chi credere? A Dio o al legislatore progressista?
Il contrasto è lampante, esso rispecchia l’endiadi “fede-non fede”, armonia con lo Spirito (e la salvezza e la speranza), oppure opposizione allo Spirito (con la disperazione).
14.06.18